Abstract
Nella lunga congiuntura rivoluzionaria inglese, che inizia già con i prodromi della guerra civile degli anni ‘40 del Seicento e si chiude con la Gloriosa rivoluzione (1688- 9) e i suoi “postumi”, l’ordine patriarcale conosce un momento di crisi e riaffermazione. Per la prima volta, il patriarcalismo viene messo a sistema in un’opera che diventa un vero e proprio manifesto del diritto assoluto del re fondato sul naturale diritto del padre e sulla sanzione di Dio. Per la prima volta, il dominio patriarcale viene minacciato dalle donne che proprio al principio divino si appigliano per rivendicare uguaglianza e autorità. La dialettica tra ordine patriarcale e disordine delle donne, che attraversa tutto il Seicento, costituisce la vigilia di quello che Carol Pateman nel suo celebre volume Il contratto sessuale ha definito «patriarcato moderno» o «fraterno»1 . Il dibattito tra John Locke – che, per la prima volta, mette in ridicolo le tesi patriarcaliste mentre sancisce il contratto tra fratelli – e Mary Astell – la prima a criticare le tracce patriarcali del pensiero lockeano – si colloca all’interno di questa dialettica. È la voce di una donna a mostrare la natura patriarcale di un ordine che viene presentato come fondato sull’eguaglianza.
La riconfigurazione dell’ordine patriarcale può essere compresa dunque solo in relazione al disordine scatenato dalle donne del secolo delle Rivoluzioni inglesi, nella dialettica che finisce per produrre un altro ordine. Per ricostruire questa dialettica, prenderò in considerazione, in primo luogo, l’origine dottrinaria del concetto di patriarcato, così come viene immaginato dal suo più noto fautore, Sir Robert Filmer, delineando il quadro giuridico che dell’ordine patriarcale è il puntello, e la successiva riaffermazione di questo ordine nel pensiero di John Locke che pure si pone nominalmente come suo diretto antagonista nel Primo trattato sul governo. In secondo luogo, metto a tema le modalità di espressione e azione delle profetesse, predicatrici e petitioners che s’intromettono nella sfera pubblica contro i presupposti patriarcali del regime e monarchico e rivoluzionario, concludendo sulla riflessione della pensatrice inglese, filosofa e teologa Mary Astell che coglie l’eredità delle donne di mezzo secolo prima e costruisce sulla loro sfida all’ordine patriarcale la prima critica dell’“eguaglianza degli uomini” teorizzata da Locke.